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Death of an Orthodox Communist

Sono morto la notte di Natale.

Non mi sono sentito solo ne l’ho fatto per ripicca, ho solo deciso di farmi trascinare come ho sempre fatto nella mia vita, seguire l’istinto, lasciare che lentamente il mio corpo si indurisse senza mai chiudere gli occhi, volevo vedere fino in fondo dove potessi arrivare.

Sono sempre stato libero nella mia vita , ho sempre deciso per me, contro tanti e contro tutto. Mia nonna è nata in un piccolo villaggio di briganti arrampicato sulle montagne nel Sud di Creta, inutile dirvi dove, ormai sono morto e da soli è meglio che non ci andiate… lì tutt’oggi la polizia non entra, le faccende vengono sistemate tra di noi o meglio tra di loro. Avere discendenze in questo piccolo angolo di Creta ha la sua importanza, magari non per voi ma qui tutto è possibile , anche che un semplice figlio di contadini negli anni Settanta potesse frequentare l’Università. La frequentai , mi innamorai, non della vita che mi avevano preconfezionato in quella grigia Facoltà d’Economia, ma di qualcosa che da quel momento in poi non potevo fare a meno di raccontare , esprimere, gridare ,manifestare, a chiunque. L’ideale.

Seguii sempre il mio ideale, dalle prime riunioni universitarie, dove si era pronti a cambiare al mondo e poi dove il mondo avevano già iniziato a cambiarlo, andai in Russia per capire ed ascoltare. Lavorare con loro e sentirmi parte di questa grande rivoluzione. Ho sempre seguito l’istinto, ve l’avevo detto?

Siamo tutti uniti per qualcosa, l’amore per una donna, per i soldi, per il proprio figlio, per i propri genitori… il mio amore era poter dare la libertà a tutti i miei compagni e compagne oppresse, farle sentire parte ,come mi sentivo io di questo grande ideale, senza lasciare da parte nessuno. Tutti uguali. Soprattuto le persone a cui volevo bene ed amavo più di chiunque altro :la mia famiglia. Tornai in Grecia , lavorai continuando a seguire il mio sogno, avvicinando la gente al partito, chiedendo scusa ai miei genitori per aver abbandonato gli studi, aiutando mio fratello nel suo business .

Sono morto la notte di Natale.

Forse questo rimarrà scolpito da qualche parte , sono quasi certo che sulla tomba di famiglia no, ma nella memoria delle persone che ho conosciuto e con le quali ho incrociato il mio cammino credo proprio di si. Prima che il corpo iniziasse a irrigidirsi , ero pronto ad andare a letto… mi stavo distendendo e sorridendo mi venne in mente cosa ci dicemmo in silenzio tra gli ulivi con un ragazzo che mi stava aiutando nella raccolta.

» Siamo noi che raccontiamo e manteniamo vivi gli ideali nelle generazioni future».

Ormai le mani erano rigide , non riuscivo nemmeno a chiamare aiuto ma quella frase mi dette serenità, ero riuscito a capire cosa volevo trasmettere agli altri, la mia libertà . Ero riuscito con una semplice frase a trasmetterla e spero che rimanga impressa e che venga ripetuta e che se ne faccia tesoro.

Da buon comunista io il Natale lo vivevo come un giorno di festa in famiglia, non mi interessava tanto per la nascita di Cristo, anche se sappiamo che Lui è stato il primo comunista della storia! Ci tenevo per Ioannis , il Pope del villaggio , beh abbiamo fatto le elementari assieme.. due strade distinte che ci hanno portato a conoscere angoli della vita diversi e lui la mattina di Natale mi portava sempre un buon vino liquoroso che faceva in casa e chiacchieravamo un po’ più del solito rispetto al solito saluto quando di ci incrociavamo in auto.

Ad un tratto quell’irrigidimento sparì, non era notte fonda e camminai verso il letto di mio fratello , passando dalla sala da pranzo l’orologio era fermo ma solo io ci feci caso, tutti dormivano in un sonno profondo… Sono andato davanti al letto di mio fratello e lo accarezzai, uscii dal suo appartamento, mi accesi una sigaretta e fissai le stelle e la luna mi stregò … seguii con lo sguardo il fumo volare verso l’alto , irraggiungibile . Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare in un dolce sogno profondo.

The portfolio Lost in Crete accompanies this short story